Libro: Tombea - Giardino sulle Alpi

Qualcosa e qualcuno per l'idea Tombea ci sono finalmente stati.

Qualcosa: un evento importante ed irripetibile, sicuramente per molti anni, il Congresso della SAT a Storo. Qualcuno: il coordinatore indispensabile di tutto il lavoro che noi abbiamo fortunatamente trovato nel prof. Gianni Zontini, storese non nuovo a pubblicazioni, che ha appunto accettato di collaborare, con tenacia e professionalità dobbiamo dire, a tirare le redini del progetto.

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Così i primi contatti con il Museo Civico di Rovereto nella persona del dott. Filippo Prosser, poi con il dott. Marco Avanzini del Museo Tridentino di Scienze Naturali. Alla fine degli incontri e dei contatti il "si può fare... anzi, bisogna farlo" che il prof. Zontini ci ha comunicato, ha dato ufficialmente il via all'inizio dei lavori.

Ma perché una pubblicazione sulla Tombea? La zona della Cima Tombea presenta delle rarità floreali che botanici di tutto il mondo studiano e conoscono. E'giusto secondo noi diffondere con un linguaggio semplice, non certo per esclusivo uso degli addetti ai lavori, l'informazione di quanto Tombea sia importante, di quanto sia GIARDINO SULLE ALPI anche per noi! Noi non abbiamo cime importanti paesaggisticamente e turisticamente. Non abbiamo rifugi rìnomati e bivacchi indispensabili. Non abbiamo nemmeno una i grossa storia alpinistica legata a grandi nomi di alpinisti. Forse è proprio questo che ci stimola maggiormente a lavorare per valorizzare l'esistente, ciò che sentiamo più nostro, a vantaggio nostro e per gli altri. E' anche per questo che ìn questi anni di attività abbiamo dedicato energia per gli itinerari di sci alpinismo che trovano giusta celebrazione nel raduno "Giro dell'Orizzonte". E' anche per questo che pochi mesi fa abbiamo aperto una palestra di roccia presso la "Corna dalvescof " con già una decina di vie chiodate ed un sassoscuola attrezzato per i principianti. E' in quest'ottica che proiettiamo le nostre iniziative dell'attività ordinaria come la manutenzione dei sentieri. Ora tocca alla Cima Tombea, la nostra Cima Tombea, che non abbiamo inventato noi poiché è lì da sempre con le sue bellezze uniche, ma che ora noi vogliamo conoscere meglio per rispettarla ancor di più. Un invito concreto in questo senso lo rivolgìamo sopra tutto ai nostri paesani e valligiani: "impariamo la Tombea". A tutti quanti vogliamo sottolineare il punto centrale di questo lavoro: Conoscere e Rispettare la Tombea. I testi del prof. Zontini, del geologo dott. Avanzini e del botanico dott. Prosser, che ringraziamo per l'impegno dedicato, uniti a degli itinerari escursionistici che abbiamo inserito in questa pubblicazione, sono indirizzati proprio al "Conoscere". A noi tutti il compito del "Rispettare" in un modo molto semplice che ogni escursionista o alpinista dovrebbe sapere: portarsi i rifiuti a valle, raccogliere solo con i fotogrammi i fiori, seguire i sentieri tracciati e fare tutto in modo che niente risenta del nostro passaggio. Per dirla richiamando il titolo "TOMBEA, GIARDINO SULLE ALPI", possiamo concludere dìcendo: "NON CALPESTATE LE AIUOLE!".

L'importanza della flora endemica della catena dei M. Tombéa Le specie cosiddette endemiche sono quelle che si rinvengono solo in un'area geografica ristretta al di fuori della quale esse mancano completamente. Se una specie cresce solo su un'isola, si dice che quella specie è endemica di quell'isola. Se una specie è presente al mondo solo sulle Alpi, essa verrà indicata come endemica delle Alpi. E' intuitivo, che in linea di massima più ristretta è l'area in cui una specie è presente, maggiore è il suo interesse. Vi sono alcune decine di specie che sono presenti solo su ristrette zone delle Prealpi meridionali. Queste specie che potremmo indicare come endemiche "strette" sono tra gli elementi più interessanti della nostra flora.

Come mai vi è un addensamento di specie endemiche "strette" sul bordo meridionale delle Alpi? Questo fenomeno è causato verosimilmente da vari fattori. Alcune vette delle Prealpi meridionali non furono mai sommerse dai ghiacci durante i vari periodi glaciali, per cui non può essere escluso che alcune specie della flora preglaciale siano sopravvissute in queste ristrette aree di rifugio fino ad oggi. E' anche possibile che su queste vette emergenti dai grandi ghiacciai poterono svilupparsi in seguito all'isolamento stirpi di piante, soprattutto durante il più recente periodo glaciale (Würm). Infine, occorre considerare le particolari condizioni ecologiche attuali delle Prealpi meridionali: esse sono caratterizzate da maggiore piovosità e nebulosità e da differente substrato litologico (calcareo-dolomitico anziché siliceo) rispetto alle Alpi interne. Anche questa "anomalia" ecologica della fascia prealpina può aver causato quell'isolamento che ha portato in tempi successivi al periodo glaciale alla formazione di stirpi locali.

In tutto il Trentino, l'area di massimo addensamento è costituita dalla parte Sud-occidentale, ed in particolare dalla catena del M. Tremalzo-M. Tombéa, con un picco massimo di 21 entità nella medesima area di rilevamento &.Può essere rilevato che il M. Baldo celebrato fin da tempi antichi per la ricchezza della flora  presenta nella sua porzione trentina un numero massimo di specie endemiche "strette" per quadrante pari a 8, quindi di molto inferiore a quelle della catena M. Tremalzo-M. Tombéa. Alla luce di questi dati può apparire sorprendente che nessuna area protetta interessi il versante trentino di questa porzione di territorio. In effetti, già nel 1965 un gruppo di naturalisti trentini  in un documento pubblicato sulla rivista Natura Alpina aveva incluso tutta la catena del M. Tremalzo M. Tombea in quella che era la maggiore per superficie tra tutte le "Aree di Protezione Floristica" da essi proposte per la provincia di Trento. Successivamente, vari organi nazionali e internazionali hanno evidenziato l'interesse scientifico di molte delle specie endemiche "strette" presenti nella catena M. Tremalzo M. Tombéa. Ad esempio, nella direttiva CEE 92143 è citata anche Saxifraga tombeanensis nell'allegato 11, che include le "specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione" Ciò nonostante, nessuna delle popolazioni trentine di questa specie ricade all'interno di aree protette. Anzi, fino ad oggi Saxifraga tombeanensis non rientra nemmeno tra le specie protette dalla legislazione provinciale. l'importanza mondiale di molte delle specie endemiche "strette" della catena M. Tremalzo M. Tombéa è inoltre sancita dalla recente Lista Rossa Mondiale. In questo immenso lavoro che prende in considerazione la flora di tutto il mondo, delle 16 specie presentate in questo lavoro sono ben otto quelle citate come minacciate e quindi meritevoli di protezione: Aquilegia thalictrifolia, Dapline petraea, Raizazzetélas bílobas, Saxífraffa arachvoid a, Saxifraga tombeanensis, Silene elisabethae, Telekia speciosissima e Viola dubyana.

saxifraga tombeanensis boiss.01

Sassifraga ragnatelosa - famiglia Saxifragaceae E' una pianta perenne (ma talora bienne) con portamento gracile, alta 10-20 cm. Cresce esclusivamente sul terriccio calcareo umido ai piedi di rupi strapiombanti  e quindi non esposto direttamente alla pioggia  che trasudano umidità, formando caratteristici tappeti. Si rinviene sempre in piccole popolazioni limitate a questo particolare ambiente di crescita. In Trentino sono note stazioni tra circa 700 m in Val d'Ampola fino a circa 1800 m. Un'areale della specie interessa le Prealpi trentine e bresciane dalla Val Sabbia alla catena M. Tremalzo-M. Tombea.

saxifraga tombeanensis boiss

Per il suo caratteristico habitat e per il suo particolare portamento questa specie è inconfondibile. 1 fusti gracili e le foglie sono coperte da lunghi peli chiari che danno alla pianta un aspetto ragnateloso. 1 fiori hanno petali da bianchi a giallo pallidi. Fiorisce da maggio a luglio. In Trentino compare piuttosto regolarmente nel suo ambiente di crescita dalla zona del M. Tremalzo fino al Lago d'Idro. E' presente anche sui monti della destra Val d'Ampola, ed in particolare nella zona del M. Visì.

Saxifraga tombeanensis Boiss. ex Engier Sassifraga del M. Toinbea famiglia Saxifragaceae. E' una pianta perenne che forma cuscinetti molto compatti, emisferici, che crescono fino ad oltre 20 cm di diametro.E' una specie tipica di rupi compatte oppure più o meno fessurate, calcaree o dolomitiche, generalmente tra 1000 e 2000 m. Si trova sempre in piccole popolazioni, e manca in molte località che sembrerebbero presentare condizioni ecologiche adatte per la sua crescita, an¬che se situate all'interno del suo areale. Sono poche le stazioni in cui si rinvengono popolazioni piuttosto consistenti. Inoltre, l'accrescimento di S. tombeanensis sembra molto lento e la capacità di riprodursi è piuttosto scar¬sa. Appare quindi chiaro che questa specie è particolarmente delicata: ogni prelievo - anche minimo - va assolutamente evitato, in quanto ci troviamo di fronte ad una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Al riguardo, è esemplare il caso della popolazione del M. Tombea stesso: qui evidentemente Boissier fu in grado di osservare numerose piante, che vennero quasi del tutto estinte negli anni successivi da raccolte di botanici- collezionisti. Oggi gli erbari di mezzo mondo sono ben forniti di S. tombeanensis dal M. Tombea, mentre sul M. Tombea stesso ne sono rimaste solo poche piante. Il riconoscimento è semplice, dal momento che nell'area di crescita della specie - dal Lago d'Idro al M. Baldo con una presenza secondaria a Nord di Mezzocorona - non si rinvengono altre specie realmente simili. S. diapensioides ha areale più occidentale. S. burserana e S. vandellii - pur producendo cuscinet¬ti compatti - hanno entrambe foglie più allungate (più di 5 mm); la prima è pre¬sente ad esempio sul Gruppo di Brenta e sul M. Casale, mentre la seconda non oltrepassa verso Est il solco Chiese-Adanà. Forse i principianti possono avere problemi di riconoscimento nei confronti della comune S. caesia, che è però pianta di dimensioni minori, con cuscinetti meno compatti e non bombati e a fioritura nettamente più tardiva (S. tombeanensis ha fioritura precoce: maggio).

Tombea - Giardino sulle Alpi Riassunto del capitolo: "Una montagna... di fiori e di storie" di Gianni Zontini

Questo riassunto è curato dalla Sat di Storo.

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Pascolo delle tombe "Giuro che questa montagna è sempre appartenuta ai miei avi, che questi pascoli spettano di diritto a me e nessun altro può impunemente condurvi le greggi. Chiamo a testimone di quanto asserisco Dio, il Sommo Giudice che sta nei cieli: se non è vero quanto affermo, che Egli mi sprofondi nelle viscere della terra in questo stesso istante!" A quel tempo, in pieno medioevo, quando andava di moda dirimere le questioni legali facendo ricorso all'inappellabile 'giudizio di Dio', bisognava stare attenti a invocare a cuor leggero l'intervento di cotanto giudice e quantomeno un po' di ragione bisognava pur averla, altrimenti... All'improvviso si levò un vento impetuoso che portò minacciosi nembi di tempesta, il cielo si oscurò e la montagna fu avvolta nella più buia delle notti, fulmini accecanti si abbatterono senza tregua al suolo squarciando quel buio infernale e tuoni spaventosi fecero tremare convulsamente la terra che si aprì a inghiottire lo sventurato impostore. Quando più tardi la furia divina cessò e tornò il sereno, il sole illuminò una scena spaventosa. In mezzo al pascolo devastato si apriva un'impressionante voragine ancora fumante ed il terreno circostante era disseminato dei corpi fulminati delle pecore e dei cani del pastore spergiuro: quelle povere bestie avevano seguito il loro padrone anche nel castigo divino. E L'altro pastore, quello che aveva ottenuto giustizia uscendo miracolosamente indenne da tanto sconquasso, quando si riebbe dallo spavento coprì pietosamente i corpi di pecore e cani con terra e zolle. Quei tumuli restarono a perenne memoria del tremendo giudizio di Dio e da allora la gente chiamò quella montagna Tombéa, ossia "luogo delle tombe".

Così narra la leggenda

Ma chi erano l'usurpatore di terre così hollywoodianamente punito ed il suo rivale?... Si racconta che fossero due pastori del luogo e c'è anche chi svela il nome dei protagonisti: il'cattivo' sarebbe stato un certo Guiscardo signore di Lodrone ed il suo avversario, il buono, un certo Germano signore di Storo o, secondo un'altra versione, un conte di Gargnano sul Garda.

Montagne selvagge

Queste montagne e queste valli furono infatti aspramente e tenacemente rivendicate e difese dalle varie comunità dellaValle del Chiese, della Val di Ledro e della Valvestino e non solo i comodi pascoli dell'Alpo a ovest della Tombea o i soleggiati e regolari pendii meridionali verso Magasa, ma anche i ben più aspri, selvaggi e inospitali siti del versante nord: Val di Lorina e la confluente Valle del Rio Torto.

Un garibaldino... poco garibaldino

Se il luogo veniva descritto in tal modo da gente che aveva consumato una vita intera tra i monti, immaginate l'effetto che esso poteva avere su un cittadino di pianura come il parmense Pietro Spinazzi... Egli stazionava con il suo reparto in Val Vestino, a sud di Tombea, quando ricevette l'ordine di raggiungere laValle di Lorina e discenderla in modo da prendere alle spalle il Forte d'Ampola, "Questa valle Lorina è estesissima e sparsa di molte accidentalità. Vi si entra per la bocca di Lorina, a levante di monte Tombea, per alcuni alpestri solchi praticativi dallo scolo delle acque, in cui il più delle volte l'uomo non può camminare in piedi; i muli migliori, anche con leggero carico, a stento possono scendere per que' solchi. Dentro la valle, solo, ti troveresti perduto, lo sgomento ti assalirebbe per non sapere poi donde potresti uscirne;   Autori Marco Avanzini geologo laureato presso l'università di Ferrara, conservatore del Museo Tridentino di Scienze Naturali. Autore di numerose pubblicazioni di geologia paleontologia sul Trentino.


Autori:

Filippo Prosser botanico, laureato in Scienze forestali all'Università di Padova, conservatore del Museo Civico di Rovereto. Coordina il progetto di cartografia floristica del Trentino; è autore di varie pubblicazioni.

Gianni Zontini insegnante della scuola media di Storo, autore di pubblicazioni di storia locale


Si ringraziano per la collaborazione:  Museo Civico di Rovereto Museo Tridentino di Scienze Naturali

Edito da:  CAI- SAT - Sezione di Storo Piazza Europa  38089 Storo (TN)

Coordinamento: Gianni Zontini

Copertina: Hermann Zontini

Foto di A. Jacomella

Stampa: Litografia EFFE e ERRE Via Brennero 169 - 38100Trento  Tel. 0461-821356

Ringraziamenti: La realizzazione del libro "Tombéa giardino sulle alpi" è dovuta al concreto contributo di:  COMUNE DI STORO  - BIM DEL CHIES - CASSA RURALE DI DARZO E LODRONE  - CASSA RURALE DI STORO. Presso la sede SAT sono disponibile delle copie

Altre informazioni sono disponibili sulla pagina del sentiero 444 tramite il quale si raggiunge la cima Tombea

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